Nel 1997 Hong Kong passò alla Cina e fu preso iul solenne impegno di elezioni libere dopo 20 anni. Invece nulla è cambiato e nelle prossime elezioni la scelta ricadrà su personaggi scelti e già si ipotizza la vittoria del candidato più legato a Pechino. Ma c'è ancora tensione con gli oppositori sccesi in piazza nei mesi precedenti. Intanto la situazione economica non è delle migliori, Il Pil scende al 3,1 e i prezzi della case sono alle stelle, 25 mila dollari a metro quadro

Quando nel 1997 Hong Kong tornò alla Cina, Pechino si impegnò a concedere all’ex colonia britannica un’ampia autonomia ed elezioni a suffragio universale allo scoccare del 20 anni dall’handover. Eppure, all’approssimarsi delle attese elezioni per il Chief Executive (il leader locale) le vecchie promesse sembrano quanto mai lettera morta. Nel 2014, la popolazione hongkonghese ha rifiutato l’accettazione di un umiliante compromesso: Pechino aveva proposto di limitare la formula “un uomo un voto” alla selezione di tre candidati precedentemente prescelti da un comitato elettorale filocinese. Una proposta, che ritenuta insoddisfacente da buona parte degli hongkonghesi, non solo è stata bocciata in…

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