Sentire i portavoce della Fondazione parlare di “salvare dal deperimento” le opere staccandole dalle facciate sa d’ipocrisia e ricorda con un brivido come anche l’infibulazione nasca per “salvare dalle violenze” le donne nei villaggi.
di Valentina Mira
Bologna ha smesso di essere dotta e rossa. Ora sembra solo grassa. E’ uno dei tanti insulti che stanno piovendo in questi giorni sulla pagina Facebook della fondazione museale Genus Bononiae, sostenuta da una potente fondazione bancaria. Il motivo? Una mostra sulla Street Art (dal 18 marzo a Palazzo Pepoli) realizzata staccando dai muri di Bologna le opere degli artisti di strada, spesso senza il loro consenso. L’interpretazione traslata sul piano simbolico potrebbe essere la seguente: la banca che spoglia la periferia della sua bellezza. Ricchi che rubano ai poveri, secondo le migliori tradizioni. Se non fosse che Robin Hood…
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