Problemi della giustizia cinese e il nuovo ruolo dei media che talvolta anticipano le sentenze con le autocritiche pubbliche in tv. Un sistema che ricorda la vecchia Unione Sovietica
di Alessandra Colarizi
Cosa accomuna il libraio di Hong Kong Gui Minhai, l’attivista svedese Peter Dahlin e il giornalista finanziario Wang Xiaolu? Poco e niente, fatta eccezione per la loro recente apparizione in prima TV nella veste di rei confessi. Ultimi nomi di una lunga lista di mea culpa apparsi sull’emittente di stato cinese CCTV. Nove sono le confessioni più note trasmesse in Cina sul piccolo schermo dall’agosto del 2013, quattro coinvolgono cittadini con passaporto straniero: oltre ai più recenti casi di Gui Minhai e Peter Dahlin, il New York Times ricorda le autocritiche dell’investigatore di GSK Peter Humphrey e del venture capitalist americano Charles Xue. Le confessioni sono…
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