Per non dimenticare l'atrocità delle Foibe

I vecchi Istriani ricordano che, durante la “quarantena titina” a Trieste, imperversavano dei figuri sinistri, chiamati “cacciatori”: si trattava di partigiani comunisti, italiani e slavi, che venivano dalle cittadine dell’Istria a caccia di ”nemici del popolo” riparati nel capoluogo giuliano. Ed è questo l’inizio dell’incredibile odissea di Mafalda Codan, un’insegnante di Parenzo, rifugiatasi a Trieste, assieme alla madre ed al fratello Arnaldo, dopo la strage della sua famiglia. Suo padre, possidente terriero era stato infoibato a Vines nell’ottobre del ‘43 assieme allo zio Michele; nella stessa foiba erano stati gettati anche i fratelli della madre, Giorgio e Beniamino, oltre ad un cugino, Antonio. Era il 7 maggio 1945 quando Mafalda vide comparire nel giardino di casa Nino Stoinich, uno dei…

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