Alcune migliaia di lavoratori italiani, comunisti, furono indotti dalla propaganda ad andare a lavorare in Istria. Ma dopo la rottura tra Stalin e Tito. con il Pci schierato con Mosca, per gli italiani iniziarono i problemi. Chi riuscì fuggì in Italia, per molti anni invece si aprirono le porte dei lager di Tito
di Roberto Menia
Febbraio 1947. Fiume aveva perduto con l’esodo il 90% della sua popolazione originaria e il nuovo regime titino aveva iniziato a ripopolarla con pastori e contadini provenienti dall’interno della Yugoslavia, non solo croati ma anche serbi, bosniaci, erzegovesi, montenegrini. Pola si stava svuotando giorno per giorno e da lì filtravano le immagini e le notizie di quell’esodo biblico che non erano certo buona propaganda per Tito. I cantieri navali, dell’una e dell’altra città, erano bloccati e necessitavano di personale qualificato per rimpiazzare quelli che se ne era andati. In quel clima, tra i fautori della “fratellanza italo yugoslava”, sorse l’idea…
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