Per alcuni il tempo trascorso sembra essere passato inutilmente, impegnati come sono, oggi, nel 2018, ad evocare fantasmi lontani, attraverso i rituali magici di un linguaggio politico fuori dal tempo. Ben altri evidentemente sono i problemi con cui l’Italia d’oggi deve fare i conti. Mussolini, malgrado il successo di un film recente, non tornerà, mentre un fascismo (presunto) senza Mussolini può essere giusto un soggetto da fiction. Niente di più.

In principio era il “populismo”, termine  dietro cui nascondere i timori per le domande  di rigore, di autorità, di decisione, via via emerse nelle opinioni pubbliche di  vari Stati europei. Poi – per rimarcare la gravità del momento – l’uso della parola  “populismo”  ha fatto posto, soprattutto nel nostro Paese, alle accuse esplicite di “fascismo”, alzando e drammatizzando il livello della polemica. Nella confusione tra  Storia ed attualità, tra  questioni interpretative e autentiche scelte programmatiche il senso reale del confronto politico si così è sfarinato, lasciando il posto  alla pura emotività fonetica,  senza costrutto, senza riscontri concreti. Matteo Salvini e…

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