• Login
  • Login
  • Abbonati alla rivista
Gli italiani
02 Luglio 2025
  • Home
  • Login
    • Login scaduto
    • Registrazione
    • Registrati per 24 ore
    • Registrazione Completata
    • Errore Login
  • Autori
  • Registrazione Temporanea
  • Form di abbonamento
  • Grazie candido
  • Privacy Policy

di ROBERTO MENIA – Foibe, una corona di fiori non cancella le atrocità. Gli Italiani attendono ancora giustizia e la restituzione delle case rubate agli esuli

L'incontro tra il presidente Mattarella e il presidente sloveno Pahor. Consegnata una onorificenza a uno scrittore sloveno che nega la strage delle foibe. Il Quirinale non ha nulla da dire? Gli esuli attendono ancora giustizia e la restituzione dei beni rubati dalle armate titine

di Roberto Menia

“Una corona di fiori in cambio di un palazzo. E noi ancora aspettiamo la restituzione delle case e delle nostre terre. Vincono sempre loro…”. E’ amaro il commento Adnkronos di Abdon Pamich, ex marciatore italiano, campione olimpionico ed europeo, nonché 40 volte campione italiano – profugo fiumano sempre battutosi per la conservazione della memoria storica della comunità giuliano-dalmata – sull’incontro di Trieste tra il presidente italiano Mattarella e quello sloveno Pahor . “Non sarete mai lasciati soli – conclude Pamich – ci avevano promesso… Meglio lasciar perdere…”. Verità sacrosanta che la dice lunga su quali sentimenti alberghino nel cuore di…

Leggi tutto

Esuli istriani, da Trieste all’altra parte del mondo

Costretti a lasciare le proprie case, gli italiani d'Istria non si fermarono solo a Trieste ma furono costretti a emigrare in terre lontane come Usa, Canada e Australia

di Roberto Menia

Quello della memoria è un mare infinito in cui i ricordi riaffiorano ovunque: da Trieste, città che fu il primo approdo per una moltitudine di esuli e che per molti diventò la nuova patria, ai luoghi più sperduti e lontani fino all’altra parte del mondo, negli Stati uniti d’America, in Canada, in Australia… A Trieste si fermò Nino Benvenuti, che poi girò il globo e lo conquistò stringendo i pugni, con la rabbia e la determinazione dell’esule, divenendo leggendario campione del mondo dei pesi medi. Aveva lasciato la sua Isola d’Istria nel 1954, dopo aver vissuto la slavizzazione della zona…

Leggi tutto

I vescovi dell’esodo. La violenza dei titini sugli uomini di Chiesa

La fierezza e la determinazione dei vescovi italiani

di Roberto Menia

Non vi è dubbio che nelle motivazioni profonde dell’esodo giuliano dalmata ci fu una dimensione di riaffermazione dell’identità religiosa non disgiunta da quella dell’appartenenza nazionale e di salvaguardia delle libertà individuali. Alla grandezza di quell’esodo fa da specchio la grandezza dei vescovi che quell’esodo condivisero. Monsignor Ugo Camozzo,  nel lasciare Fiume, per superare la perquisizione della polizia yugoslava, tagliò in tre pezzi il suo tricolore e li ripose in tre valigie differenti: con la parte verde avvolse un calice, avvolse un Vangelo con la parte bianca e poi una Bibbia con la parte rossa. Arrivato In Italia, ricucì la bandiera…

Leggi tutto

Daila: monaci in prigione e conventi razziati nell’Istria dell’esodo

Un'altra pagina della persecuzione operata dai comunisti di Tito

di Roberto Menia

Scendendo la costa istriana da Umago, prima di arrivare a Cittanova, ultima città dell’ex zona B, si incontra Daila. Sorgeva qui un monastero, affidato ai Benedettini, che era divenuto nel tempo non solo centro di centro di preghiera ma anche modello di azienda solidale con cui si faceva fruttare la terra. Loro malgrado, sotto la Yugoslavia comunista,  i benedettini di Daila furono oggetto di persecuzioni spietate, espropri, intimidazioni, infamie, condanne, cui si stenterebbe a credere se non ci fossero atti e  testimonianze inoppugnabili. Intorno alla metà dell’800, il conte Grisoni di Capodistria, in memoria del figlio scomparso, aveva deciso di…

Leggi tutto

Goli Otok, il gulag di Tito dove trovarono la morte migliaia di oppositori politici

Le atrocità commesse verso i dissidenti politici, tra loro anche i comunisti italiani che erano corsi in Jugoslavia ma che dopo la rottura tra Stalin e Tito furono considerati nemici

di Roberto Menia

I Gulag non esistevano solo in Unione Sovietica. Gli stessi metodi, con la medesima sadica ferocia, si usavano nella Yugoslavia di Tito. Goli Otok, l’Isola Calva, ne fu l’esempio più atroce. Tra il 1948 e il 1953 fu campo di lavori forzati (chiamati “socialmente utili”) e “rieducazione” attraverso cui passarono 30-40.000 prigionieri accusati di essere cominformisti o semplicemente antititoisti.  Ne morirono 4.000. Come per contrappasso dantesco fu la destinazione dei “controesodanti” italiani e dei cominformisti istriani che avevano scelto la Yugoslavia di Tito mentre i loro conterranei partivano… Milovan Gilas, controverso personaggio della Yugoslavia comunista, prima braccio destro di Tito…

Leggi tutto

Non solo esodo dall’Istria. Comunisti italiani andarono a a Fiume e Pola, ma chi non riuscì a fuggire conobbe i lager di Tito

Alcune migliaia di lavoratori italiani, comunisti, furono indotti dalla propaganda ad andare a lavorare in Istria. Ma dopo la rottura tra Stalin e Tito. con il Pci schierato con Mosca, per gli italiani iniziarono i problemi. Chi riuscì fuggì in Italia, per molti anni invece si aprirono le porte dei lager di Tito

di Roberto Menia

Febbraio 1947. Fiume aveva perduto con l’esodo il 90% della sua popolazione originaria e il nuovo regime titino aveva iniziato a  ripopolarla con pastori e contadini provenienti dall’interno della Yugoslavia, non solo croati ma anche serbi, bosniaci, erzegovesi, montenegrini. Pola si stava svuotando giorno per giorno e da lì filtravano le immagini e le notizie di quell’esodo biblico che non erano certo buona propaganda per Tito. I cantieri navali, dell’una e dell’altra città, erano bloccati e necessitavano di personale qualificato per rimpiazzare quelli che se ne era andati. In quel clima, tra i fautori della “fratellanza italo yugoslava”, sorse l’idea…

Leggi tutto

L’esodo degli Italiani d’Istria. Campi profughi e impronte digitali

Migliaia di italiani costretti a lasciare le proprie case finirono in miseri campi profughi dove alloggiarono a lungo tra ostilità più o meno esplicite del governo italiano, come la schedatura dei giuliano-dalmati voluta dall'esecutivo guidato da De Gasperi

di Roberto Menia

Dove andremo? Che sarà di noi? Ecco il grande punto interrogativo di chi lasciava la sua terra, la sua casa, i suoi morti… Un testimonianza bellissima e toccante, descritta con gli occhi del bambino di allora, è quella che ha lasciato Tullio Parenzan, esule da Pola, raccontando il momento del distacco. “Due febbraio 1947. Pola è avvolta da una coltre bianca di neve. È mattina. Stiamo trascorrendo le ultime ore prima dell’imbarco. Un saluto a chi resta, ma che partirà tra qualche giorno; una corsa fugace all’Arena, uno sguardo alle strade che vengono abbracciate col cuore, con la mente. Non…

Leggi tutto

Italiani d’Istria. Storie di fughe tra tragedie e vittorie. La vicenda di Abdon Pamich

Il grande marciatore, medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1964, fuggì a Trieste a soli 14 anni

di Roberto Menia

Piemonte d’Istria è una città fantasma, a suo modo simbolica nella memoria dell’esodo. Dal basso si vede il campanile turrito in cima al colle, svettare oltre le vecchie case abbandonate con le loro mura in pietra e vecchio mattone, cadenti, consunte dal tempo: nel 1947, contava 1.200 abitanti. Oggi sono dieci. Spopolata totalmente, con una fuga di massa di uomini, donne e bambini, racconta anche la storia di un eccidio che per decenni era rimasto nascosto solo nelle pieghe della memoria di pochi. Un gruppo di undici persone che tentavano la fuga verso Trieste era stato catturato dalla polizia titina…

Leggi tutto

Esuli, ma liberi: il plebiscito dei 350 mila

Il dramma degli italiani vittime dei comunisti titini

di Roberto Menia

Milovan Gilas, ex braccio destro di Tito, rilasciò nel luglio 1991 un’intervista che sarebbe divenuta famosa. Si era all’indomani delle dichiarazioni d’indipendenza della Slovenia e della Croazia e la Yugoslavia si stava dissolvendo  in una sanguinosa lotta tra i popoli balcanici all’insegna della “pulizia etnica”. Gilas ammise che la stessa filosofia si era attuata a fine guerra ad opera del regime comunista yugoslavo nei confronti degli italiani d’Istria e Dalmazia. Così disse:  “Ricordo che nel 1946 io ed Edvard Kardelj andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana. Si trattava di dimostrare che quelle terre erano jugoslave e non italiane:…

Leggi tutto

Gli istriani portarono via da Pola la bara di Nazario Sauro. All’arrivo a Venezia gli insulti e gli sputi dei comunisti italiani

Un eroe italiano vittima degli austriaci prima, con la condanna a morte, e dell'odio comunista dopo, con offese alla memoria di un soldato che si è sacrificato per l'Italia

di Roberto Menia

“Su questa Patria giura, e farai giurare ai tuoi fratelli quando avranno l’età per ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto Italiani”: sono le ultime parole della lettera che Nazario Sauro scrisse al figlio Nino il 9 agosto 1916, la notte prima di essere impiccato dagli austriaci a Pola, dopo essere stato catturato a seguito dell’incaglio del sommergibile Pullino allo scoglio della Galiola. Quelle parole, ripetute a memoria nelle famiglie istriane di generazione in generazione, sono divenute, in senso ancor più ampio, il giuramento all’Italia del popolo dell’esodo. Ed anche Nazario Sauro, volontario irredento di Capodistria nella…

Leggi tutto

Commenti

di MARCO ZACCHERA – Il fallimento dell’ONU

Mai come quest’anno l’affollato show dell’Assemblea Generale dell’ONU sta confermando... Leggi →

di GIUSEPPE SANZOTTA – Veleni d’agosto

Non sappiamo cosa ci sia di vero nella denuncia di... Leggi →

di MARIO BOZZI SENTIERI – La sinistra italiana ha studiato Goebbels?

E’ nota l’affermazione attribuita erroneamente a   Joseph Goebbels, il Ministro della... Leggi →

di MARCO ZACCHERA – Mattarella, polemiche inutili- I giovani e l’Europa

Vabbè che siamo alla fine della campagna elettorale e tutto... Leggi →

di MARCO ZACCHERA – La Segre e la Repubblica presidenziale

Sono sostenitore da sempre di una “vera” Repubblica Presidenziale e... Leggi →

Direttore Giuseppe Sanzotta, Condirettore Egidio Bandini, Direttore Responsabile Luciano Lucarini
Powered © 2015