L'Italia sembra un paese in apnea. Tutto è rimandato a dopo il 4 dicembre. Compresi i problemi più urgenti che riguardano il lavoro, i giovani, lo sviluppo. Eppure altre sono le emergenze per gli italiani e tali resteranno anche dopo il voto, chiunque sia il vincitore. Ma ormai non si discute dei problemi delle persone, ma solo di riforme costituzionali
di Bruno Tucci
Si è prigionieri di queste tre parole. Chi? Dove? In Italia: da Roma a Milano; da Napoli a Torino, da Firenze a Palermo. Immobilizzati. Pare un paese stregato, perché non si muove foglia che il referendum non voglia. Ed allora, dovunque andiate o vi troviate per chiedere una cosa qualsiasi, anche banale, la risposta sarà: “Dopo il referendum”. Ci vediamo, insomma, il cinque dicembre. Perché? Paura? E di che cosa? Uno spartiacque che la gente teme come se dovesse avvenire chissà quale cataclisma. Una esagerazione, naturalmente. D’altronde, anche in Inghilterra (l’esempio è recentissimo) sembrava che il referendum su “dentro o…
Gentile lettore, per continuare la fruizione dell'articolo deve prima fare il login oppure abbonati direttamente alla nostra rivista !