Ci ricordiamo, in modo un po’ maldestro, di essere la frontiera sud dell’Europa, oggi nel momento in cui una crisi paurosa affolla il Mar Mediterraneo e ne fa a giorni alterni un cimitero di disperati. Popolazioni che se l’Italia avesse svolto il proprio ruolo sarebbero rimaste nei loro territori e lì avrebbero prosperato. Ed è facile immaginare come da una sinergia fra Italia, Eritrea, Somalia e Libia poteva prendere avvio un’area economica preziosa per noi e per quei paesi.

Profughi o migranti che si dirigono verso le coste italiane, raccolti in mare dalle unità della Guardia costiera, della Marina militare e della Guardia di Finanza e quelli che si accalcano ai confini di Francia e Svizzera provengono in gran parte da terre a noi ben conosciute, l’Eritrea, colonia italiana già alla fine dell’800, la Somalia, che abbiamo avuto in amministrazione fiduciaria ancora fino al 1960, e la Libia sottratta all’Impero ottomano nel 1911, in un contesto di aspettative economiche e sociali che avrebbero dovuto assicurare benessere alla nostra gente (“La grande proletaria si è mossa”, commentò Giovanni Pascoli lo…

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