Il sindacato può dare il proprio contributo a uno sviluppo che tenga conto dell'interesse dei popoli e non della finanza
di Mario Bozzi Sentieri
Il Sindacalismo nazionale e rivoluzionario è storicamente teorico e pratico, votato all’elaborazione culturale (spesso in funzione formativa) e all’organizzazione sociale. Il motivo di fondo è che, non avendo una base ideologica rigida, di stampo marxista (e fatalista), esso è problematico e dinamico insieme. Conferma questa “visione” di fondo il recente “Populeconomy – L’economia per le persone e non per le élites finanziarie” (La Meta Sociale, pagg. 121) di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale dell’ Ugl (Unione Generale del Lavoro). Quella di Capone è un’analisi “di prospettiva”. E già questa è una novità rispetto agli attuali mondi della cultura, della politica…
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