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Gli italiani
11 Maggio 2025
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La Francia può confidare su una coalizione di carta

Alle parole di solidarietà alla Francia non sono seguiti atti coerenti. Obama non cambia strategia e Renzi non offre un aiuto militare concreto. L'unico impegno sul campo è quello di Putin

di Martina Gelardi

I fatti di Parigi, di venerdì 13 novembre, hanno evocato i drammatici momenti degli attentati dell’ 11 settembre del 2001 alle Torri gemelle di New York e al Pentagono, e hanno fatto ripiombare il mondo intero nello sgomento e nella paura della minaccia jihadista. Il presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, direttamente colpito nel cuore della sua capitale, ha reagito, fin da subito, in maniera decisa; non ha esitato a far partire la portaerei Charles De Gualle per bombardare lo Stato islamico,nelle roccaforti della Siria. Quest’intervento, che, secondo il diritto internazionale, è da intendersi come risposta in legittima difesa a…

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Quando a decidere sulle libertà personali ci pensa il partito

Non ci può essere crescita senza libertà

di Martina Gelardi

E’ di pochi giorni fa la notizia che il quinto Plenum del Partito comunista cinese ha deciso di interrompere il controllo sulle nascite. La politica del figlio unico è stata introdotta nel 1979 da Den Xiaoping, per contenere l’incremento demografico prodotto dal baby boom degli anni 60, intensamente incoraggiato dal suo predecessore Mao. Dal 79, quindi, è stato imposto alle famiglie cinesi di non avere più di un figlio, attraverso la messa a punto di un sistema sanzionatorio fortemente punitivo: accanto alle multe, anche misure brutali come la sterilizzazione forzata, gli aborti selettivi e gli infanticidi.  La concessione di poter…

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La crisi in Siria può essere risolta solo con la collaborazione tra Usa e Russia

Obama deve convincersi che solo collaborando con la Russia si può trovare una soluzione in medio oriente

di Martina Gelardi

Per quattro anni di guerra civile in Siria, tra gli oppositori del regime e Bashar al-Assad, Presidente del Paese, impegnato nella dura e pura repressione dei ribelli, gli Stati Uniti si sono limitati a perseguire una politica poco risolutiva: chiedevano che Assad lasciasse il potere e, al contempo, davano un sostegno, seppure debole, all’opposizione moderata con l’auspicio di rendere le forze di opposizione protagoniste di un regime change.  Quest’orientamento di Obama, poco incline al coinvolgimento diretto nei teatri di guerra mediorientali, riflette le ragioni che lo hanno portato alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. Nel solco delle accuse mosse al…

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Adesso è la Russia di Putin che prende l’iniziativa per fermare l’Isis. A Putin il compito di rompere l’inerzia degli Usa

C'è molta attesa e anche fiducia per l'incontro tra Putin e Obama e per l'intervento del leader russo all'assemblea dell'Onu. Ormai è chiaro anche in Occidente che prioritaria è la lotta al terrorismo e non facilitare la caduta di Assad in Siria perché si correrebbe lo stesso rischio libico. Stavolta una intesa sembra possibile e se ciò accadrà la lotta al terrore avrà fatto un grande passo avanti. Fino ad oggi la politica Usa in Medio Oriente si è rivelata fallimentare

di Martina Gelardi

Le diplomazie internazionali sono in fermento per il discorso che Putin pronuncerà il 28 settembre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. È un momento molto atteso, oltretutto è  da dieci anni che il presidente russo manca  a questi appuntamenti. Si parlerà anche di Ucraina e di una possibile descalation delle sanzioni nei confronti della Russia, ma il dossier principale riguarda i recenti sviluppi in Siria. Ancor più importante sarà l’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il presidente russo, Vladimir Putin. Fino a poco tempo fa il rapporto tra i due presidenti evocava il clima da guerra fredda,…

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Sull’immigrazione la Merkel prepara l’Europa dal volto umano

Il cambiamento della cancelliera tedesca apre una nuova fase su una emergenza come quella dei profughi

di Martina Gelardi

 Dalla primavera all’autunno il passo è breve: il lascito delle primavere arabe, tanto caldeggiate e sostenute dagli Stati Uniti e dai Paesi europei, Francia e Gran Bretagna in testa, è mai come adesso di tutta evidenza.  Si tratta delle guerre civili in Medio Oriente,  della Siria e della Libia ridotte in Stati falliti, dell’avvento dello Stato islamico come entità terroristica e conquistatrice, e delle migliaia e migliaia di rifugiati che fuggono dai teatri di guerra per cercare riparo nella terra più prossima, l’Europa.  Qui, nell’ormai mondo pacificato, si ha l’illusione di aver scoperto, e nel tempo sviluppato, tutte le ricette…

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Il disincanto del populismo e l’avvento del protettorato

Atene ha sfruttato la garanzia della moneta unica senza la quale non avrebbe avuto una crescita gonfiata dal credito facile, spesa allegra e debito pubblico. Ma, senza l’euro, non avrebbe avuto l’esplosione della bolla e la successiva terapia d’austerity a cui è stata sottoposta.

di Martina Gelardi

L’accordo fatto a Bruxelles il 12 luglio, dopo 17 ore di estenuanti trattative, lascia aperto ogni possibile commento. Chi ravvisa la colpa nel lassismo dei governi greci, ritiene che il compromesso predisposto dal vertice europeo sia l’unica maniera per risanare le finanze greche e per scongiurare la Grexit. Chi, invece, vede nelle istituzioni europee una sorta di autorità sovrastatale, che tende a ledere i principi della sovranità nazionale, muove il rimprovero di indebita ingerenza negli affari interni. In realtà, leggendo il documento, è facile rimanere un po’ perplessi. Anzitutto i tempi di realizzazione di alcune specifiche riforme sono assolutamente inverosimili:…

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L’inamovibilità di Alexis Tsipras

Tsipras ha indetto un referendum e lo ha vinto, ma adesso vuole trattare perché sa che il suo paese non ha alternative. Ha voluto le dimissioni del suo ministro delle finanze, il duro delle trattative e ha messo al suo posto il capo negoziatore. Allora perché ha fatto il referendum se poi torna al punto di partenza? La verità è che l'euforia el referendum ha lasciato presto il posto alla dura realtà, fatta di banche in difficoltà di miliardi di debiti da restituire e di un paese in ginocchio, con orgoglio, ma sempre in ginocchio e che deve sperare nella Merkel

di Martina Gelardi

È lecito pensare che il risultato del referendum, oltre il 60 per cento dei voti a favore del no, segni uno spartiacque tra ciò che finora ha caratterizzato la politica europea, ovvero l’austerità e un nuovo corso, di cui Tsipras diverrà la guida, in cui verrà riscritta la gran parte delle regole.  Così l’hanno intesa molti leader italiani dei partiti euroscettici, a partire da Beppe Grillo, passando per Vendola, per finire a Matteo Salvini. Per loro è una netta sconfitta dell’impostazione merkelliana dell’Europa e hanno riconosciuto in Tsipras il nuovo eroe capace di ribaltare lo status quo e di condurre…

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L’inutile referendum, una falsa prova di democrazia. L’accordo alla fine si farà

La Merkel e gli altri comprendono appieno l'infondatezza del referendum e l'errore politico di Tsipras, il quale perderà in ogni caso a prescindere dall'esito. E' talmente scontato che si arriverà ad un accordo finanziario che nemmeno i più appassionati euroscettici e per giunta anticapitalisti scommettono ancora sulla Grexit. Infatti è lo stesso ministro delle finanze greco, Varoufakis, a dichiarare che "un accordo è in vista anche con la vittoria del no al referendum"".

di Martina Gelardi

Qualsiasi tentativo di giungere ad un accordo tra la Grecia e i creditori è stato congelato nel momento in cui Tsipras ha deciso di convocare i cittadini ellenici per un referendum che si svolgerà nella giornata di domenica. Il premier greco ha manifestato così la necessità di dar voce al…

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Immigrati e Grecia: la solidarietà europea resta solo un principio astratto, la realtà è diversa

Sulla questione della Grecia e sulla vicenda degli immigrati è venuto fuori tutto l'egoismo europeo. Rigidità e interessi nazionali impediscono lo svilupparsi di quel clima di solidarietà che dovrebbe essere lo spirito dell'Europa. Invece sull'immigrazione per ora c'è solo un generico impegno ad accogliere 40 mila profughi. E per quanto riguarda la Grecia la soluzione deve essere ancora trovata

di Martina Gelardi

In questi giorni tra Eurogruppo, Consiglio europeo, meeting che precedono i summit e summit che rimangono inconclusi, le due annose questioni che tengono i leader impegnati, persino nel cuore della notte, sono l’immigrazione e la Grecia.   Sulla prima, tema che per l’Italia assume una certa rilevanza, ieri a tarda notte si è arrivati a un compromesso: 40 mila rifugiati verrano redistribuiti nei vari Paesi dell’Unione europea nel nome della solidarietà condivisa. Questa notizia viene salutata come un successo politico ottenuto dal premier Renzi, con il sostegno di Hollande e della Merkel, soprattutto perché è stato superato il blocco baltico…

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Lunedì ultima chiamata per la Grecia, intanto la troika semina il panico

L'attesa è per lunedì con la riunione straordinaria dei 19 capi di governo dell'area Euro, Dall'esito di questo incontro dipenderà il futuro della Grecia, Senza un accordo e un conseguente aiuto europeo sarebbe il fallimento per il Paese che non è in grado di restituire il prestito al Fmi

di Martina Gelardi

  Doveva essere una riunione risolutiva quella dell’Eurogruppo del 18 giugno, quanto meno nelle intenzioni, e invece si è rivelata una bomba ad orologeria. Nessuno straccio di accordo sulla situazione debitoria della Grecia, e adesso si teme il peggio. In concreto la Grecia deve ripagare entro il 30 giungo 1,6 miliardi di euro in scadenza al Fondo Monetario Internazionale, oltre che 5,9 miliardi in scadenza a luglio e 4,3 ad agosto. Ma la situazione non è delle migliori: le casse dello stato sono vuote, così una probabile insolvenza nei confronti dei creditori internazionali tuona nelle orecchie della numero uno del…

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Commenti

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